Viva la libertà. Viva l’Europa!

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Il primo vero post del neonato blog “Lo stato solido” lo dedico a quello che è stato definito l’11 settembre europeo, erroneamente (Madrid 2004 e Londra 2005 ce li siamo dimenticati?). La strage alla redazione di Charlie Ebdo e l’attacco alla libertà di espressione e di satira è stata forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che mi ha definitivamente spinto ad aprire questo spazio di discussione. È stata per me, e spero lo sarà per molti altri, come i massacri etnici in Jugoslavia sono stati per gli odierni 40enni; come gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle del 2001 sono stati per gli attuali 30enni. Ha risvegliato in me il desiderio di urlare a squarciagola: “Viva la libertà, viva l’Europa!”, di mettermi in gioco e ribellarmi all’indifferenza.

L’attacco alla redazione satirica non è un fatto facile da analizzare, presenta numerose sfaccettature e non tutto è ancora chiaro. Non a caso in questi giorni stanno infiammando sempre più dibattiti in Europa e nel mondo a proposito di temi enormi come la libertà di satira, la propensione dell’Islam ad essere attaccato da pensieri estremisti e fondamentalisti e l’islamofobia dilagante nella società occidentale.

La madre delle questioni, e sicuramente la più urgente da affrontare oggi, è però questa: cosa fare adesso? Come reagire? I politici di tutta Europa stanno rilasciando dichiarazioni di continuo a questo proposito, certo non sempre in modo illuminato. La più chiacchierata è sicuramente lei: Marine Le Pen, che si spinge fino a proporre addirittura un referendum sulla pena di morte in Francia.

Le Pen assume sicuramente posizioni molto nette e radicali, come nel suo stile e ancor più nello stile del padre. È un momento determinante per lei e il suo partito, c’è da scommetterci che questa nuova crisi terroristica la spingerà ancora più in alto nei sondaggi (non è più così scontato che non vinca le prossime elezioni presidenziali). Propone la pena di morte e la fine (o una pesante rivisitazione) del Trattato di Schengen, firmato nel 1990 ed entrato in vigore nel 1995. Due idee degne di una perfetta politica euro-scettica, ma cosa c’entrano queste proposte politiche con l’Europa del 2015?

Le soluzioni politiche che possiamo dare all’attentato di Parigi, come a quello di Madrid e a quello di Londra, sono due: possiamo seguire la via americana post-11 settembre, quando il Presidente Bush dichiarò “guerra al terrorismo”, limitò le libertà personali degli statunitensi in nome della sicurezza interna, con il Usa Patriot Act, e diede inizio all’era dello spionaggio compulsivo del NSA che il “farabutto” Snowden ha mostrato al mondo; o possiamo seguire la via norvegese. Qualcuno si chiederà cosa diavolo c’entri un paese come la Norvegia in un dibattito sul terrorismo e fondamentalismo islamico. Con il fondamentalismo islamico non c’entra nulla (e speriamo che continui ad essere così per i prossimi anni), ma con il fondamentalismo e terrorismo religioso azzecca assai. Ci ricordiamo della terribile strage per mano di Anders Brevik che nel 22 luglio 2011 uccise 77 persone tra Oslo e Utøya?

Ecco cosa dichiarò l’allora primo ministro norvegese Jens Stoltenberg, tra l’altro attuale Segretario generale della Nato (dettaglio che ci fa ben sperare per la salute del Patto Atlantico): Al male reagiremo con più democrazia, più apertura e più umanità.” Parole che vorremmo leggere più spesso in questi giorni nelle dichiarazioni dei politici sulle morti a Charlie Ebdo.

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Manifestazione di Parigi, domenica 11 gennaio 2015

Paradossalmente, e la manifestazione di domenica scorsa lo ha fatto intendere chiaramente, la strage di Parigi può finalmente imprimere la svolta decisiva all’Europa del XXI secolo. Può trasformare un’accozzaglia di stati che perseguono interessi economici e strategici spesso assai differenti a una vera e propria unione di stati, agli Stati Uniti d’Europa. Può far emergere un sentimento comune, un sentimento europeo che fino ad ora è mancato all’Unione. Davvero qualcuno immagina che la soluzione agli attacchi dei giorni scorsi sia limitare le proprie libertà personali? Sia distruggere il risultato più importante e simbolico che fino ad ora l’Europa politica ha raggiunto, cioè Schengen? Non possono esistere guerre dove non esistono nemmeno i confini, questo rappresenta Schengen. Le polemiche sulla flessibilità, sulle riforme e sul 3% di Maastricht si fanno piccole piccole rispetto a ciò che è successo a Parigi domenica, quando milioni di persone insieme ai loro leader politici sono scesi in piazza a manifestare per la libertà d’espressione, non contro qualcuno o qualcosa.

Certo, ci vuole coraggio per dare questo tipo di risposta, coraggio che d’altro canto non è mancato ai padri fondatori. Rendiamo il posto più libero e pacifico del mondo un luogo ancora migliore da abitare. Il nostro destino, il destino dell’Europa, è solamente nelle nostre mani.

Viva la libertà. Viva l’Europa!

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