ARTICOLO PUBBLICATO SU LAVOCE.INFO IL 25/07/2017
POVERTA’ AL CENTRO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE
Il contrasto alla povertà sarà un tema centrale per la prossima campagna elettorale: non vi è leader politico che non ricordi il dramma dei milioni di famiglie che si trovano in questa situazione e suggerisca varie proposte per migliorarne la condizione.
Anche il centro-destra, in Italia storicamente più avverso a politiche pubbliche assistenzialiste, ha elaborato una piattaforma anti-povertà.
Nella serata del 21 luglio Silvio Berlusconi a In Onda su La7 ha affermato (dal minuto 35:00):
“Capisco tuttavia che quei 15 milioni, ora 15 milioni e 170mila, di italiani che purtroppo sono poveri e sono 4 milioni 770 mila che sono nella povertà assoluta – non introitano niente, vivono quindi dell’assistenza dello Stato e della carità privata – e quei 10 milioni e 400 mila che sono nella cosiddetta povertà relativa perché introitano mensilmente meno di quello che l’Istat dice essere il livello di dignità che per esempio per una famiglia di padre, madre e due figli l’Istat indica in 1.155€, che quindi queste persone che vedono una proposta dei Cinque Stelle, quella del cosiddetto reddito di cittadinanza, cioè di dare a loro – alla prima e alla seconda categoria – partendo da 0 un reddito completo, votino i Cinque Stelle anche solo per questo. Allora bisogna dire che questo fatto non è possibile, perché i conti che molti hanno fatto indicano una cifra di 130 miliardi che il bilancio italiano non potrebbe sopportare. Noi, al contrario, abbiamo trovato modo di proporre un reddito, che abbiamo chiamato di dignità, che significhi concedere ad ogni famiglia che sia al di sotto del reddito di dignità la differenza tra il reddito che effettivamente entra in famiglia mensilmente e quella soglia del reddito di dignità”.
QUANTI SONO I POVERI
La dichiarazione di Berlusconi è lunga e complessa e quindi va analizzata punto per punto.
L’ex premier affronta il tema del contrasto alla povertà indicando il numero di residenti in Italia che si trovano in tale condizione: 15 milioni 170mila secondo il leader di Forza Italia. Leggendo con attenzione il report prodotto annualmente da Istat sulla povertà il numero non si trova, ma se ne comprende l’origine: Berlusconi somma infatti poveri assoluti – 4 milioni 742mila – e poveri relativi – 8 milioni 465mila (li sovrastima in 10 milioni e 400mila e non ne comprendiamo il motivo).
Non vi è tuttavia alcuna evidenza che i due insiemi siano completamente separati e non presentino aree di sovrapposizione; secondo il chiarimento fornito dall’Istituto nazionale di statistica, direttamente sollecitato: “È presumibile che ci sia un’ampia area di intersezione tra l’insieme dei poveri assoluti e quello dei poveri relativi (nel senso che i primi dovrebbe trovarsi anche nella condizione dei secondi e non viceversa), ma rimane una considerazione presumibile e non è stimabile. Questo perché le metodologie con la quale vengono individuati i due insiemi sono molto diverse tra di loro”.
Se infatti la povertà assoluta è misurata sulla base di una soglia di spesa per consumi che si ritiene necessaria per vivere in modo dignitoso, aggiornata ogni anno per tenere conto dell’andamento dell’inflazione, della ripartizione geografica, della tipologia familiare, in povertà relativa sono invece le famiglie che si trovano al di sotto di una certa soglia riferita all’intero territorio nazionale, tenuto conto di un’opportuna scala di equivalenza per determinare la soglia se le famiglie hanno un numero di componenti diverso da due (maggiori dettagli si possono leggere nel glossario del report Istat, a pagina 17).
Berlusconi sbaglia dunque anche la definizione di povertà assoluta, ritenendo che si tratti della condizione per cui il reddito è nullo e chi ne fa parte “non introita nulla”. Per rientrare nella povertà assoluta è sufficiente spendere in consumi una somma inferiore a determinate soglie, prendendo dunque in considerazione il consumo e non il reddito: per questo rientra nella categoria anche chi riceve un reddito basso, non necessariamente nullo. Tutte le soglie sono riportate nel prospetto 8 del report Istat, a pagina 7.
Anche per quanto riguarda la soglia di 1.155 euro che Berlusconi definisce “livello di dignità” per una famiglia composta da quattro persone (2 genitori e 2 figli) nel documento dell’Istat non si trovano riferimenti. Secondo la scala di equivalenza dell’Istituto a pagina 17 (riportata parzialmente in tabella) una famiglia di quattro componenti per essere considerata povera in senso relativo deve avere una spesa per consumi inferiore a 1.730 euro al mese. Certo non crediamo che i numeri del leader di Forza Italia siano completamente inventati, ma non si trova alcuna evidenza nella fonte che lo stesso Berlusconi cita.
Fonte: “La povertà in Italia – 2016”, Istat
BERLUSCONI CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA
Il fondatore di Fininvest, chiudendo il cerchio della sua riflessione, critica la proposta del Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza. In proposito cita il falso dato per cui per finanziarlo sarebbero necessari 130 miliardi di euro: ce ne eravamo già occupati in un precedente fact-checking, le stime sul costo della proposta del Movimento si attestano tra i 14,9 miliardi (per Istat nel 2015) e i 30 miliardi (per Inps). Berlusconi avanza poi la sua proposta: il reddito di dignità, per “concedere a ogni famiglia che si trovi sotto [della soglia] […] la differenza tra il reddito che effettivamente entra in famiglia mensilmente e quella soglia del reddito di dignità”. Probabilmente non ne è consapevole, ma si tratta sostanzialmente del meccanismo del reddito di cittadinanza proposto dai Cinque Stelle, che Berlusconi ha tanto criticato.
IL VERDETTO
Durante la puntata, l’ex cavaliere si è compiaciuto che Matteo Salvini gli abbia attribuito la qualità di “genio” nel calcio, negli affari e nella politica. Qualifica che evidentemente non gli appartiene per la lettura dei dati Istat. Per via delle numerose imprecisioni rilevate, la dichiarazione di Silvio Berlusconi è almeno PARZIALMENTE FALSA. Soprattutto, però, è fuorviante nei confronti di quegli elettori particolarmente sensibili sul tema della povertà, per di più se coinvolti personalmente. La povertà è un argomento troppo delicato per riportare – in diretta Tv – imprecisioni, se non bufale.